APPROFONDIMENTI

Dal medico neolaureato al libero professionista: guida all’apertura della partita IVA

La professione medica può essere svolta in varie forme: una volta ottenuta la laurea e fatta l’iscrizione all’albo, si può scegliere se orientarsi verso la carriera ospedaliera oppure se aprire partita IVA e svolgere l’attività professionale in strutture sanitarie o in uno studio privato.

Il medico neolaureato può, quindi, scegliere se diventare libero professionista, valutando i pro e i contro di tale opzione ed essendo consapevole di cosa comporta l’apertura della partita IVA.

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Iscrizione all’albo dei Medici Chirurghi e Odontoiatri

Una volta conseguita la laurea in medicina, ed eventualmente la specializzazione, il medico deve iscriversi all’Albo dei Medici Chirurghi e Odontoiatri. Nel 2020, in pieno periodo Covid, è stato eliminato l’Esame di stato per l’abilitazione alla professione medica.

Pertanto, i laureati che hanno svolto il tirocinio e ottenuto il giudizio di idoneità sull’attività pratica svolta sono medici a tutti gli effetti e possono decidere come orientare la propria carriera professionale.

Apertura della partiva IVA

 Per aprire la partita IVA devono essere effettuati una serie di adempimenti burocratici.

  • Il primo passo consiste nella presentazione del modello AA9/12, che è la dichiarazione di inizio attività delle persone fisiche. Una volta compilato, può essere presentato personalmente all’Agenzia delle Entrate oppure può essere presentato telematicamente tramite un professionista abilitato.
  • Per la compilazione del modello deve anche essere indicato il tipo di attività che verrà svolta, scegliendo il codice attività (Codice ATECO). Possono anche essere associati più codici a una stessa partita IVA.
  • Il passo seguente consiste nell’iscrizione previdenziale: per i medici esiste una cassa previdenziale specifica, l’ENPAM (Ente Nazionale per la Previdenza e Assistenza dei Medici e Odontoiatri).

La scelta del codice ATECO

Il codice ATECO è quello che identifica l’attività specifica svolta dal professionista. Si tratta di un codice numerico composto di 6 cifre, di cui le prime due restano sempre uguali (86) per tutte le tipologie di attività medica.

Le sette categorie relative alla professione medica sono:

  • 86.22.01 – Prestazioni sanitarie svolte da chirurghi
  • 86.22.02 – Ambulatori e poliambulatori del Servizio Sanitario Nazionale
  • 86.22.03 – Attività dei centri di radioterapia
  • 86.22.04 – Attività dei centri di dialisi
  • 86.22.05 – Studi di omeopatia e di agopuntura
  • 86.22.06 – Centri di medicina estetica
  • 86.22.09 – Altri studi medici specialistici e poliambulatori

Se un medico ha intenzione di svolgere più attività, per esempio presso uno studio privato e in un ambulatorio del Servizio Sanitario Nazionale, può indicare più di un codice. In caso di dubbio, è meglio rivolgersi al proprio commercialista o ad un ufficio dell’Agenzia delle Entrate per avere consiglio su quale sia il codice corretto per la attività che si desidera svolgere.

Trattamento previdenziale medici: l’iscrizione all’ENPAM

La cassa previdenziale a cui devono iscriversi i medici è l’ENPAM: l’iscrizione a questa cassa è una procedura obbligatoria per tutti i medici che desiderano svolgere attività di libera professione.

Esistono due quote: la quota A, a carico di tutti i medici, anche quelli che non svolgono libera professione, e la quota B, a carico solo dei medici liberi professionisti.

  • Quota A ENPAM: si tratta di una quota a carico di tutti i medici, che deve essere versata entro il 30 aprile di ogni anno, i cui importi variano a seconda dell’età.

Per il 2024, gli importi sono:

    • fino a 30 anni: 280,93€
    • dai 30 ai 35 anni: 545,28€
    • dai 35 ai 40 anni: 1.023,24€
    • più di 40 anni: 1.889,75€
    • per gli iscritti al 5° e 6° anno di medicina: 140,47€

Per il versamento non è più possibile utilizzare i bollettini MAV, ma è necessario accedere al portale PagoPA tramite Spid. Attivando la domiciliazione bancaria, possono essere rateizzati e versati in quattro o otto rate.

  • Quota B ENPAM: si tratta di una quota aggiuntiva a carico solo dei liberi professionisti che hanno più di 40 anni e che nell’anno precedente hanno avuto un reddito superiore a 8.890,87€. L’importo dei versamenti viene calcolato sulla base dei redditi ottenuti tramite la libera professione, a cui vanno aggiungi i redditi ottenuti tramite attività di ricerca o di amministrazione di società.

Partita IVA medico: il regime forfettario

Per i medici neolaureati, o comunque per coloro che aprono partita IVA per la prima volta, potrebbe essere più consigliato scegliere il regime forfettario. Come dice il nome stesso, si tratta di un regime agevolato, che può essere scelto a condizione di non superare il fatturato di 85 mila euro all’anno.

Si tratta di un regime semplificato e meno oneroso in termini di tassazione e di adempimenti burocratici, in quanto prevede l’esenzione dall’IVA e dalla ritenuta d’acconto e l’esonero dalla registrazione delle fatture e dei corrispettivi.

La tassazione sui redditi è ridotta al 5% per i primi cinque anni e al 15% per gli anni successivi: questo regime, dunque, è particolarmente vantaggioso rispetto al regime ordinario, tuttavia, si deve considerare che, non essendo soggetto all’IVA, non permette la detrazione delle spese svolte per l’attività.

Per questo motivo, prima di scegliere il regime a cui iscriversi, è bene consultare un commercialista che valuterà la situazione specifica e consiglierà l’opzione migliore.

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